Page 22 - Atti convegno Ramazzini 2024
P. 22

giato a realizzare il progetto. L’episodio è verosimilmente successivo al 1676,
             anno del suo trasferimento da Carpi a Modena. Nella nuova casa, non sono
             sfuggite alla sua osservazione le difficili condizioni di lavoro degli addetti che
             raccoglievano i liquami provenienti dalle abitazioni e provvedevano alla periodica
             pulizia delle cloache. Il duro compito di un fognaiolo impegnato nello svuota-
             mento della cloaca è descritto nel capitolo xiv - De morbis foricariorum del suo

             libro sulle malattie dei lavoratori, capitolo che illustra le malattie dei foricarii che
             gestivano la pulizia delle foricae ossia delle cloache delle case.

               Per meglio comprendere il contesto delle sue osservazioni, è necessario ri-
             cordare che a quell’epoca Modena aveva struttura e caratteristiche immutate
             rispetto ai secoli precedenti. Le strade erano strette, fiancheggiate da bassi
             portici e caratterizzate da condizioni igieniche precarie. La popolazione gettava
             nelle vie e nelle piazze ogni tipo di rifiuto, compresi escrementi e avanzi di cibo.
             Spesso prive di pavimentazione, le strade venivano pulite solo in occasione di
             festività cavalleresche, rimanendo per il resto del tempo coperte di polvere,
             fango, detriti, letame e rifiuti di ogni sorta. Solo da poco tempo erano state

             introdotte alcune pratiche relative alla pulizia delle strade e alla raccolta delle
             immondizie di case e botteghe. Facilmente immaginabili erano quindi le conse-
             guenze sia per il decoro che per la salute pubblica.

               Le acque nere dell’intero abitato defluivano in appositi canali, per lo più sco-
             perti, che erano presenti in gran parte della città ed erano alimentati dalle acque
             provenienti dai fiumi Secchia e Panaro. I nomi di molte strade del centro citta-
             dino testimoniano la presenza di tali canali, oggi tutti tombati: via Canalino, via
             Canaletto, corso Canalchiaro, e corso Canalgrande. Le acque dei canali movi-
             mentavano i mulini favorendo così la lavorazione di pelli e carta e lo svolgimento
             di altre attività artigianali. Una peculiarità cittadina consisteva nell’esistenza dei

             cosiddetti camerini, latrine private che scaricavano direttamente nei canali. La
             loro costruzione e il loro uso era un diritto acquisito dai proprietari di case sulle
             sponde dei canali. Oltre allo spurgo dei canali e all’asportazione delle acque
             luride che avveniva una volta alla settimana attraverso l’immissione di acqua
             corrente, si provvedeva periodicamente all’asportazione dei residui dalle varie



                                             22
   17   18   19   20   21   22   23   24   25   26   27