Page 81 - Atti convegno Ramazzini 2024
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a semplificare sino ad annullare distinzioni legittime, oggettive, tra branche di-
            verse affacciatesi in tempi diversi sul campo della salute dei lavoratori, quelle di
            tipo più precisamente medico e quelle chimiche, tecniche ed impiantistiche; ap-
            procci che in effetti, pur non essendolo, in alcune occasioni sono stati vissuti e
            proclamati in competizione tra di loro, sostitutivi l’uno degli altri. Il dibattito degli
            storici sulla paternità vera o putativa di Ramazzini verso la “medicina del lavoro”

            alla fine è utile per comprendere alcuni fondamentali passaggi tecnici e politici
            della evoluzione dell’atteggiamento tendente a proteggere in qualche modo la
            salute dei lavoratori e ciò soprattutto nella dinamica della rivoluzione industriale
            giunta a compimento. Bisogna ammettere che il nostro autore nel mentre mo-
            stra con la maggior sicurezza possibile, compatibilmente con i tempi in cui vive,
            gli attributi di tipo clinico e sanitario del caso, non ha interesse o non riesce a
            connotare in maniera esauriente molti degli aspetti che caratterizzano l’organiz-

            zazione del lavoro artigiano dei suoi tempi: trascura fenomeni quali corporazioni,
            apprendistato, ruolo dei garzoni, delle donne, e dei collaboratori familiari, pre-
            carietà di varie figure che nelle botteghe si muovono secondo dinamiche che,
            anche in relazione alla committenza ed alla presenza dei mercanti, gli storici
            hanno precocemente descritto come “proletarizzazione” o viceversa come “im-
            borghesimento”. Luigi Carozzi, l’importante pioniere internazionale della salute
            dei lavoratori, ha scritto: “Ramazzini […] stranamente non sembra aver avuto
            alcuna concezione della solidarietà sociale, dell’interdipendenza degli individui
            che formano un’unità sociale all’interno della città, e aveva solo un’idea molto

            imperfetta dell’aspetto sociale delle malattie professionali”. (12)

              Autori  francesi dei  primi  decenni  dell’Ottocento  come  i  chimici-igienisti
            Alexandre Jean-Baptiste Parent du Châtelet e Jean-Pierre-Joseph D’arcet si
            sono preoccupati di respingere la visione troppo pessimistica e massificante,
            “in mancanza di prove”, dello stato di salute degli artigiani tramandata da Ra-
            mazzini; esemplare è la trattazione della salute dei lavoratori del tabacco. (13)
            Gli stessi chimici che sono nel contempo imprenditori, noti come fondatori del
            mouvement hygiéniste si mostrano preoccupati perché la prevalenza di una
            acritica concezione ramazziniana funzionerebbe da ostacolo allo sviluppo della




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