Page 80 - Atti convegno Ramazzini 2024
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spunti e conferme.
La Diatriba ramazziniana non si è giovata in passato di una edizione critica
tantomeno rispetto ai suoi contenuti scientifici; fa eccezione la versione inglese
curata nel 1940 dalla grecista americana Wilmer Cave Wright che possiede un
corredo di 315 note capaci di delucidare i molti problemi bibliografici che il testo
propone, ma anche di intervenire su aspetti meno chiari o meritevoli di illustra-
zione riguardanti la terminologia medica ed il significato da attribuire ad alcuni
concetti usati dall’autore diventati oscuri col passare del tempo o comunque
necessari di una interpretazione.
Sparuti sono poi i contributi capaci di assegnare a Ramazzini ed al suo De
morbis il significato letterario e sociologico che merita nella storia della cultura
e del pensiero sociale.
Dopo il 1950 vengono pubblicate almeno 37 nuove edizioni e ristampe delle
traduzioni su di un totale, dal1705, di 60. Il testo della De Morbis artificum dia-
triba è disponibile adesso in ogni latitudine ed in quasi tutte le lingue parlate,
ad esclusione di quella cinese ed araba, risultando quindi “globalizzato” e per
alcuni aspetti unificante tra i cultori e gli addetti ai lavori; è adottato da società
nazionali ed internazionali di medicina del lavoro ma anche da ministeri nazio-
nali della salute, da aziende, da studi privati al fine di dimostrare la coerenza e
la giustezza del proprio operato nei confronti della salute dei lavoratori.
Il testo di Ramazzini viene anche utilizzato, specie negli anni ’70 ed ’80 del
Novecento, in particolare nei paesi con lingua di origine latina, da una parte e
dall’altra dell’oceano, per caratterizzare e sostenere meglio la richiesta di salute
e sicurezza nei luoghi di lavoro formulata, spesso con forza e con le lotte, diret-
tamente dai lavoratori e dalle loro organizzazioni.
Non è da tacere che alcuni storici contemporanei argomentando sulla archeo-
logia del binomio prevenzione e lavoro sono arrivati ad una conclusione conside-
rata dai più clamorosa se non scandalosa: “Ramazzini non è il precursore della
medicina del lavoro”. L’operazione, oltre che prestarsi ad equivoche rincorse a
primati nazionali, in particolare francesi, sulle origini che non spiegano, portano
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