Page 51 - Atti convegno Ramazzini 2024
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asiatiche. La menzione di Piso e de Bondt conferma l’ampiezza degli interessi
            bibliografici di Ramazzini, sempre attento alle novità della medicina naturalistica
            europea. Pur non citandoli sistematicamente nelle sue opere scientifiche mag-
            giori, Ramazzini dimostra di conoscere e apprezzare i contributi di quei medici
            viaggiatori che avevano arricchito il patrimonio farmacologico e medico del con-
            tinente europeo in Età Moderna.

              Un tributo particolare è riservato a Joseph Pitton de Tournefort, instancabile

            botanico che “penetrò in luoghi remoti, in selve, valli, scoscesi gioghi montuosi”
            [22] per arricchire la botanica di migliaia di nuove specie vegetali. Ramazzini
            sottolinea che, prima di Turnefort, si pensava che la scienza botanica fosse
            ormai completa, mentre il suo esempio dimostrò che “l’estensione del regno
            vegetale è grande e non inferiore a quella del regno minerale o animale” [22].
            Joseph Pitton de Tournefort (1656–1708), nato ad Aix-en-Provence, fu uno dei
            più celebri botanici del suo tempo. Professore al Jardin du Roi di Parigi, viaggiò
            ampiamente in Europa e in Asia Minore, raccogliendo, descrivendo e classifican-
            do numerose specie vegetali. La sua opera più nota, Institutiones rei herbariae

            (1700), gettò le basi per una sistematica botanica moderna, basata sull’osser-
            vazione diretta e sul rigore classificatorio. Non è senza suggestione notare che
            l’opera principale di Tournefort, vide la luce nello stesso anno — il 1700 — in
            cui Ramazzini pubblicava il suo De Morbis Artificum Diatriba. Due opere diverse,
            ma entrambe alla base di due nuove discipline: la botanica sistematica moderna
            e la medicina del lavoro. In modi differenti, Tournefort e Ramazzini incarnano il
            medesimo spirito di osservazione diretta e di classificazione rigorosa.

              Ramazzini conclude la rassegna con un paragone poetico, citando Ovidio (43
            a.C. –17 d.C.): “Se avesse meno errato, Ulisse sarebbe meno noto” [22]. Come
            Ulisse, anche il medico, acquisisce sapienza ed esperienza con il viaggio. Tutti

            questi esempi, antichi e moderni, costruiscono una galleria di modelli virtuosi: il
            medico viaggiatore è colui che, attraverso l’esperienza diretta, diventa non solo
            più dotto, ma anche più utile alla società.







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