Page 97 - Atti convegno Ramazzini 2024
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Fu la vita di Devoto costellata da successi in campo clinico, preventivo, didat-
tico e scientifico e da riconoscimenti sia nazionali che internazionali. Nel 1934
fu anche nominato Senatore del Regno. Durante la sua lunga carriera egli si
mantenne fedele a quanto aveva affermato nel corso di una conferenza tenuta a
Brescia nel 1901: la Medicina avrebbe dovuto organizzare il lavoro su basi così
fisiologiche da abolire, assieme alla fatica ed ai pericoli, la maggior parte dei
contrasti fra il capitale ed il lavoro [12].
Volevo ricordare che Luigi Devoto nel 1931, 4 anni prima di andare fuori
ruolo, scrisse su La Medicina del Lavoro un coraggioso editoriale dal titolo Una
disciplina italiana ed i 30 anni del suo giornale nel quale denunciava che la Cli-
nica era stata circondata da un velo di diffidenza e ridotta a un isolamento pres-
soché completo. Ci ho tenuto a fare questa precisazione perché è una risposta
a coloro che rimproveravano a Devoto di aver accettato e comunque di non aver
respinto la tessera di iscrizione al partito nazional fascista, che gli fu offerta negli
anni ‘30 [2]. Certamente ci fu una formale adesione al regime. Come per altro,
eccetto rari casi (13 professori) che rifiutarono di giurare fedeltà al Fascio, la
maggioranza dei professori universitari, seguendo il suggerimento di Benedetto
Croce, decisero di non privare l’Università del loro magistero per rimanere al loro
“posto di combattimento” [13]. Comunque, anche in questi tempi, Devoto non
avrebbe mai abbandonato l’applicazione dei principi della Medicina del lavoro
derogando al moto inciso, per suo volere, sulla prima pietra della Clinica: in aliis
vivimus movemur et sumus [14].
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